Infertilità maschile: un aiuto dalla nutrizione

Infertilità maschile: un aiuto dalla nutrizione

L’infertilità maschile riconosce un ampio numero di cause. All’origine del problema non si esclude una conduzione errata dello stile di vita, come ad esempio una cattiva alimentazione, l’abuso di alcol e fumo, oppure lo stress cronico. L’approccio sistematico al problema passa attraverso una visita andrologica finalizzata all’accertamento delle cause. Quando le coppie non riescono ad avere un bambino si pensa spesso a una disfunzione femminile ma, in realtà, nel 35% dei casi è il maschio a manifestare una problematica che riduce la capacità riproduttiva (1). A ciò aggiungiamo che, secondo gli studi epidemiologici, circa il 15% delle coppie in età fertile nei paesi occidentali è affetto da infertilità. Ricordiamo al proposito che si definisce infertile la coppia che non è in grado di concepire dopo 1-2 anni di rapporti sessuali regolari e non protetti (2).

Come risolvere il problema

Un aiuto concreto può arrivare da un corretto approccio nutrizionale. Ma per capire meglio le strategie utili per affrontare il problema dell’infertilità maschile è necessario inquadrare il problema dal punto di vista della moderna andrologia. Il Ministero della Salute, al riguardo, distingue tra i trattamenti eziologici, ovvero centrati sulla causa, e quelli empirici quando non è possibile individuare la causa. Ciò riguarda circa il 30% dei casi di infertilità maschile, cosiddetta idiopatica. Il trattamento empirico pone in atto una serie di interventi, anche di natura nutrizionale, per migliorare la quantità e la qualità degli spermatozoi. In queste circostanze è frequente l’uso di sostanze antiossidanti, vitamine e, in casi selezionati, anche di alcuni ormoni (3). Di fatto, in seguito alla visita andrologica ci si avvale di diverse modalità diagnostiche, in primis l’analisi del liquido seminale o spermiogramma e, se necessario un esame non invasivo come l’ecocolordoppler.

Innanzitutto, correggiamo gli errori

L’eliminazione delle cattive abitudini è il punto di partenza per migliorare qualità e quantità degli spermatozoi. Primo fra tutti è necessario evitare il fumo di sigaretta, alcuni studi hanno infatti correlato il fumo di sigaretta ad una diminuzione del 20% degli spermatozoi. Via anche l’alcool, causa della riduzione della produzione del testosterone. Altro elemento da gestire è il peso, gli estremi obesità o eccessiva magrezza possono influenzare in maniera importante la capacità riproduttiva. È quindi essenziale correggere le abitudini alimentari. Gli spermatozoi infatti, come tutte le cellule, richiedono un adeguato apporto delle giuste sostanze nutritive, per migliorare il loro funzionamento e aumentare le probabilità di concepimento. Importante prendere in considerazione una dieta che preveda un buon apporto di sostanze antiossidanti e vitamine, ma non solo.

A supporto della vitalità degli spermatozoi

L’azione protettiva antiossidante è fondamentale per mantenere attivi i mitocondri, le centraline energetiche presenti in gran numero negli spermatozoi. Queste cellule, per essere vitali e svolgere il loro compito hanno infatti bisogno di molta energia. Ma i mitocondri sono purtroppo estremamente sensibili allo stress ossidativo, che può andare ad alterare il metabolismo energetico e vanificare i tentativi di concepimento (5,6). Tra le sostanze utili a preservare il corretto funzionamento mitocondriale vi è l’acido α-lipoico, una molecola dall’azione antiossidante e un importante cofattore enzimatico coinvolto nel ciclo energetico cellulare. Un’altra molecola è il mioinositolo, che sembra agire sullo spermatozoo migliorandone la motilità e di conseguenza il funzionamento. Anche il coenzima Q10 fornisce una protezione antiossidante così come la vitamina B2 e i minerali come il selenio. Da notare, inoltre, che, come osservato nella pratica clinica, l’infertilità maschile può essere associata ad un aumento dell’aminoacido omocisteina che può indurre stress ossidativo e danno delle pareti vasali compromettendo la fertilità e aprendo la strada alle malattie cardiovascolari. Per normalizzare il metabolismo dell’omocisteina si consiglia l’assunzione di vitamina B6, B12 e folati. Infine, tra i minerali consigliati non dimentichiamo lo zinco, oligoelemento che contribuisce al mantenimento di normali livelli di testosterone nel sangue, alla normale fertilità e alla normale riproduzione.

 

 

Bibliografia

1. Mazzilli F et al. Società italiana di Andrologia e Medicina della sessualità (SIAMS). Infertilità classificazione ed epidemiologia. www.siams.info
2. La Vignera S et al. Società italiana Embrologia Riproduzione e Ricerca (SIRR) Fattori di rischio dell’infertilità maschile. www.sierr.it
3. Ministero della Salute. Terapia dell’infertilità maschile. www.salute.gov.it
4. Ministero della Salute. Uomo e fertilità (Fertility Day – Parliamo di salute). www.salute.gov.it
5. Vicari E, et al. Terapia ormonale e non ormonale nell’infertilità maschile: indicazioni e nuove prospettive. Contraccezione Fertilità Sessualità 2006; 33: 236-42
6. Condorelli RA, et al. Myoinositol: does it improve sperm mitochondrial function and sperm motility? Urology 2012; 79(6): 1290-5