Emicrania: il registro I-GRAINE fa chiarezza sul “paziente tipo”

Emicrania: il registro I-GRAINE fa chiarezza sul “paziente tipo”

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L’emicrania – afferma Piero Barbanti, Responsabile Scientifico del Centro Cefalee e Dolore Neuropatico dell’IRCCS San Raffaele – è la seconda malattia più invalidante al mondo ma rimane una patologia incredibilmente misteriosa e di cui non si conoscono precisamente le origini, i meccanismi, tutti i sintomi con cui può presentarsi e le cure. Proprio per questo motivo è nato recentemente il Registro I-GRAINE dell’Emicrania (I-GRAINE: ItalianmiGRAINerEgistry), una iniziativa nazionale multicentrica unica al mondo con finalità epidemiologiche, cliniche, di sanità pubblica e di ricerca studiata per raccogliere sistematicamente i dati dei pazienti affetti da emicrania presi in cura in diversi centri/ambulatori per le cefalee italiani. Allo studio partecipano infatti ben 38 centri italiani (1).

 

I-GRAINE per la presa in carico dell’emicrania

I dati sino a ora raccolti dallo studio, cominciato nel secondo semestre del 2021, confermano, di fatto, le enormi lacune nella diagnosi e nella terapia della patologia e l’imponente spreco di risorse economiche ma identificano anche strategie di azione per rendere curabile e sostenibile questa malattia neurologica”, spiega ancora Brabanti. Finalmente con I-GRAINE si potranno presentare i numeri reali alle istituzioni per convincerle che bisogna dare accesso alle cure più avanzate, come gli anticorpi monoclonali, a coloro che ancora ne sono esclusi. E sono tanti/e. Riguarda tutti noi da vicino: l’emicrania è un disturbo molto diffuso nel nostro Paese: colpisce circa una persona su quattro (24%). È anche la seconda malattia più disabilitante, infatti si è registrato che 4 milioni di italiani hanno avuto almeno 5 episodi di emicrania al mese, senza prendere in considerazione tutte le persone che convivono quotidianamente con il mal di testa (2).

 

Paziente tipo con emicrania

Dal registro, ma anche dalla letteratura internazionale, emergono due dati importanti:

  1. Più frequentemente soffre di emicrania una donna di 45 anni, con un alto livello di istruzione.
  2. Spesso ha una lunga storia alle spalle di emicrania a intensità elevata, in media ne soffre per 9,8 giorni al mese, per tantissimi anni. Il ché significa un drastico peggioramento della qualità di vita, fino alla disabilità.

 

Partiamo da un auto-controllo

Sono sempre di più le strategie terapeutiche disponibili nell’armamentario dello specialista. Utile anche tenere un diario che consenta di identificare eventuali fattori scatenanti o aggravanti. Alcuni di questi non possono essere eliminati (mestruazioni, modificazioni atmosferiche), altri possono essere parzialmente o totalmente rimossi (fatica fisica, alterazioni del ritmo sonno-veglia, cattive abitudini alimentari). Anche il controllo dell’alimentazione, infatti, può avere un ruolo per dare sollievo alla paziente: in alcuni casi l’insorgenza dell’emicrania è stata ricondotta all’assunzione di determinati alimenti che, se eliminati, portano a una diminuzione della frequenza degli attacchi. (3). Sul piano dell’integrazione alimentare, le linee guida italiane, parlano di acido alfa-lipoico (migliora il metabolismo energetico cerebrale), coenzima Q10, vitamina B2 e magnesio pidolato. Ma sono diverse le proposte di integrazione ora sul tappeto, tra le quali la vitamina D, la niacina e l’L-triptofano, mediatore che regola il tono dell’umore.

 

 

 

 

Bibliografia

1. San Raffaele.it. I numeri del fenomeno emicrania in Italia: in Senato la presentazione dei primi dati emersi dallo studio osservazionale multicentrico (I-GRAINE) promosso dall’IRCCS San Raffaele.
2. Tecnica ospedaliera. I-GRAINE, il Registro Italiano dell’Emicrania dà i numeri della patologia
3. Società italiana per lo studio delle cefalee. Linee guida per la diagnosi e la terapia delle cefalee primarie (2011)

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